Le logiche commerciali impongono lo sviluppo nuovi prodotti costringendo le aziende a uno sforzo notevole ma esiste un sistema alternativo?
L’offerta di articoli sempre nuovi è un elemento chiave per il mantenimento di un brand ad alti livelli. Sfortunatamente un modello simile non è più sostenibile sia in termini economici che ecologici. È perciò necessario cambiare il modo di approcciare la progettazione, lo sviluppo del prodotto.
Una delle caratteristiche basilari per le prossime generazioni di oggetti è l’apertura dei sistemi. Pensiamo ad esempio ai caricatori per smartphone e tablet. Da una serie infinita di ingressi proprietari si è passati ad un unico modello (micro USB) fatta eccezione per Apple che fatica ad adeguarsi alle normative europee, certamente per interessi economici ma anche per l’alone di esclusività che si è costruita. L’apertura a standard comuni da un lato può spaventare, ad esempio per la potenziale perdita di controllo ma offre anche numerosi vantaggi. Ad esempio sarebbe possibile fornire accessori a clienti esterni alle proprie cerchie. Oppure abbattere i costi per l’acquisto di componenti: un maggior numero di pezzi standard favorirebbe l’abbassamento dei costi, facilitando la gestione del magazzino.
Un altro aspetto di cui sarà necessario tener conto verterà sulla possibilità di riparare gli oggetti. Durante lo sviluppo di prodotto, l’architettura delle parti e la loro mobilità diverranno un elemento di primaria importanza. Gli utenti dovranno avere la possibilità di scegliere se riparare la parte guasta o cambiare modello. Questo tipo di operazione ridurrebbe certamente il volume di rifiuti e offrirebbe la possibilità di diversificare i propri interessi. Con un servizio di manutenzione e ricambi certificati si potrebbe mantenere il rapporto con il cliente più a lungo, fidelizzandolo e riducendo lo stress dato dall’acquisizione di nuovi clienti.
La riparazione oltre a rendere nuovamente funzionante il prodotto offre la possibilità di rinnovarlo. Modificandone alcune parti per aumentarne la vita con relativa facilità.
Un altro punto che tocca marginalmente lo sviluppo nuovi prodotti è legato ad una figura che sta gradualmente prendendo piede: l’art director. Questi non si occupa (nella maggior parte dei casi) di progettazione e sviluppo di prodotto ma ne conosce a fondo le dinamiche. Ha il compito di coordinare le varie figure coinvolte nel processo e restituire un prodotto coerente ed equilibrato in ogni aspetto. È chiamato a interagire con i professionisti: esperti di marketing, pubblicitari, fotografi, designer di prodotto e web. Imposta le campagne pubblicitarie, amministra i social e la scelta dei messaggi più funzionali a trasmettere i valori aziendali. Un lavoro complesso che richiede competenze eterogenee e grande sensibilità.
I designer grazie al tipo di formazione e all’interdisciplinarietà del loro operato sono avvantaggiati rispetto ad altri professionisti in questo gravoso compito. Per queste ragioni sempre più designer passano dallo sviluppo di prodotto alla gestione del prodotto. Una attenta regia è determinante per ottimizzare le qualità dei professionisti.
Inoltre gli articoli nati sotto la supervisione di figure chiave più difficilmente incappano in problematiche lungo il percorso poiché c’è un lavoro di pianificazione a monte. L’interazione facilita l’emergere di problematiche fin dalle prime fasi e di conseguenza permette una risoluzione tempestiva e meno costosa. Cosa che non avviene lavorando a step con figure indipendenti tra loro.
Esistono ancora moltissimi accorgimenti per migliorare lo sviluppo nuovi prodotti ma è bene ricordare che ogni settore ha regole e problematiche specifiche. Quelli presentati sono solo alcuni suggerimenti che funzionano indifferentemente sia che si producano carrelli o macchine per il gelato soft.
Se l’argomento ti interessa ti consigliamo di recuperare l’articolo sullo sviluppo del prodotto made in italy qui