Sviluppo del prodotto Made in Italy

Potere persuasivo del brand e possibili controindicazioni, istruzioni per l’uso.

Sempre più spesso ci facciamo ammaliare dal potere persuasivo del brand; osserviamo aziende di successo per imitarne le caratteristiche distintive nella speranza di ricavarne dei benefici.
Siamo in un momento in cui un brand “accettabile” definito nelle sue componenti basiche: immagine coordinata, mission, e sito web rappresenta il minimo sindacale. La prima impressione gioca tutt’ora un ruolo principe nell’attirare clienti e, se il modo di presentarsi non è adeguato agli standard, si viene ignorati. Detto questo, è bene sapere che esiste un altro tipo di brand, meno esplicito ma altrettanto pungente, che parte dall’assunzione di dipendenti qualificati e partecipi, in grado di offrire punti di vista critici e differenti e giunge allo sviluppo coerente del prodotto (e dei servizi correlati).

In passato aziende come Olivetti hanno ben interpretato questo schema anticipando i tempi e dettando i nuovi standard qualitativi, sfortunatamente ieri come oggi, la politica non ha saputo cogliere i segnali positivi affossando un mercato che di li a pochi anni sarebbe esploso. Ci riferiamo chiaramente alla programma 101, un calcolatore commerciale digitale e programmabile, piccolo ed economico: il primo personal computer. Rivoluzionario come componentistica e design, ancora oggi presente nei musei come esempio d’innovazione senza tempo.

Esperienza che si è ripetuta in tempi recenti con l’azienda che produce la celebre scheda elettronica Arduino ancora una volta responsabile di un cambiamento radicale e ancora una volta snobbata da dalla classe dirigente.

Ma cosa hanno in comune questo due fulgidi esempi d’innovazione oltre all’evidente miopia della politica italiana?

Le maestrie che contribuiscono allo sviluppo del prodotto sono costantemente impegnate a garantire il massimo in ogni momento perché ognuno di loro si sente responsabile della buona riuscita. L’eccellenza si esprime in qualsiasi momento restituendo una coerenza e una bellezza indiscutibili, caratteristiche ben note del Made in Italy. Ed proprio questo il tipo di brand su cui ora è necessario puntare ora. Un “brand” collaborativo, basato sul recupero delle qualità artigiane e alla forza del singolo amplificato dai network.

Il mercato attuale sforna costantemente nuovi prodotti ed una guerra basata su migliorie estetiche è un confronto che non ci possiamo permettere per ragioni economiche e ambientali. Dobbiamo necessariamente recuperare una visione in cui gli oggetti sono qualcosa di prezioso, che vadano trasmessi. Artefatti realizzati senza scorciatoie o facili sensazionalismi.

Bisognerebbe imparare a trasmettere, garantire, certificare, la qualità e unicità dei propri prodotti, evitando l’anonimato produttivo figlio della moda e dei tempi di produzione a cui la crescente offerta ci ha abituato.

Spesso si parla di nuovo rinascimento e proprio come allora è necessario tornare a valorizzare il talento, riscoprire la passione per il proprio lavoro.

Chiudiamo con un consiglio per gli acquisti: Francesco Morace, sociologo, scrittore e giornalista ha indagato questi temi e ha espresso le sue riflessioni nel testo “Italian Factor – Moltiplicare il valore di un Paese”. Un interessante volume che spiega in maniera esaustiva come affrontare questo momento grazie al talento e alla capacità insite nel popolo italiano.