Spesso si parla di innovazione ma come si struttura? Ce lo spiega David Kelly docente della Stanford University nonché fondatore di una delle più grandi agenzie di progetto a livello globale.
IDEO nasce nel 1991 dalla fusione di quattro studi di design: la David Kelly Design, la Moggridge Associates, la ID Two e la Matrix Product Design. Attualmente è una delle agenzie di maggior impatto a livello mondiale nella divulgazione del design thinking. Tra i partner storici basta citare Apple, Pepsi, Microsoft e Shimano per capire quale sia la dimensione del loro apporto al mondo della progettazione.
IDEO impiega una metodologia sviluppata internamente di tipo user center: la tecnica delle 3I. I punti cardine ispiration, ideation, implementation sono la chiave per sviluppare prodotti incentrati sull’essere umano.
Il Classico punto di partenza di ogni progetto nasce dalla stesura di un brief. Il brief rappresenta l’insieme generale dei limiti che il team di progetto dovrà seguire e con cui si dovrà confrontare durante tutto il percorso. Una volta definite le indicazioni di progetto si procede con lo scoprire quali siano i bisogni delle persone attraverso interviste, focus group e osservazione diretta. Tutte queste tecniche di analisi forniscono le informazioni necessarie per creare un legame empatico tra gli user e il team di ricerca.
Raccolti i dati si procedere all’organizzazione e alla sintesi per generare connessioni (ideation); un esempio può essere legare informazioni legate ad un target specifico ad un evento specifico e ipotizzare in che modo l’oggetto che stiamo progettando possa cambiare il normale svolgimento dell’azione.
Team multidisciplinari (architetti, antropologi, designer e uomini di marketing) stimolano il pensiero divergente in sessioni di brainstorming guidate per generare opzioni multiple e aumentare il numero di combinazioni possibili. Esistono poi delle tecniche complementari come il brainwriting o il 635, traslazioni su carta del processo per meglio gestire il numero dei partecipanti o il flusso creativo. Il buon esito di questo momento del processo garantisce proposte da testare sul campo nei momenti successivi.
In una dichiarazione Linus Pauling, disse che “Per avere una buona idea, prima bisogna avere molte idee”.
L’approccio delle 3I si chiude con l’implementation, qui si generano prototipi grezzi da testare fisicamente in modo da poter valutare l’impatto e le conseguenze di quanto ipotizzato in precedenza e se le aspettative sono soddisfatte. La raccolta di feedback è un momento cruciale nel progetto perché permette di valutare l’impatto delle proposte sul lungo periodo ed il grado di empatia che può generare negli user.
Terminato il processo di prototipazione la filiera prosegue verso l’industrializzazione e la comunicazione del prodotto (argomento che tratteremo a parte).
Questo tipo di approccio privilegia l’aspetto sperimentale e la ricerca di nuove situazioni d’uso per generare innovazione duratura e non mera espressione formale.
Se vuoi approfondire l’argomento non perderti il modello delle 4D.