Oggi si fa un gran parlare di industria 4.0, smart factory, rivoluzione digitale e chi più ne ha più ne metta. I tempi sono maturi per il cambiamento se non fosse per un particolare piuttosto spiacevole. In pochi sanno di cosa parlano e ancora in meno lo applicano. Tu a quale categoria appartieni?
- Alla parola smart o 4.0 associ un modello di auto?
- È un tema che ti stuzzica ma non sai come applicarlo in concreto
- Sei una cintura nera di digital e dai ripetizioni in rivoluzione industriale
Mi auguro tu appartenga alla seconda o alla terza categoria ma facciamo comunque un veloce ripasso.
Come spesso accade quando un termine diventa popolare al crescere del suo utilizzo si abbassa la consapevolezza del significato, si diluisce fino a svuotarsi come è successo per la parola design.
Dopo la comparsa delle macchine a vapore, dell’energia elettrica e l’ingresso dell’informatica oggi assistiamo ad un nuovo passaggio. Ancora non è chiaro quale sarà l’evento scatenante ma sono sotto gli occhi di tutti i cambiamenti in atto.
L’importanza crescente dei big data (database) uniti al machine learning (capacità degli hardware di apprendere) ha portato alla nascita delle smart factory. Alcune imprese hanno applicano i dati al processo produttivo ottenendo numerosi vantaggi: il risparmio di tempo, di risorse, lavorazioni o passaggi. L’enorme mole di dati uniti alla connettività degli impianti, al crescente grado di automazione sta rivoluzionando interi settori manifatturieri.
In molti lamentano la perdita di migliaia di posti di lavoro. Come tutti i grandi cambiamenti spaventa, è già successo in passato e succederà di nuovo. Non bisogna però dimenticare la storia, nelle precedenti rivoluzioni sono andati persi migliaia di occupazioni ma ne sono nate innumerevoli con un netto miglioramento delle condizioni.
La sfida della tecnologia oggi è semplificare la complessità. Il successo di numerose app e software è dovuto a questo fattore. Non tutte le realtà sono però in grado di sviluppare modelli con le stesse caratteristiche. La modernità avanza a grandi passi ma non sempre siamo in grado di coglierla. Immagino che a diverso titolo anche tu ti sia trovato a dover progettare un nuovo sistema. Come ci dobbiamo comportare in casi analoghi?
Per prima cosa a prescindere dal progetto cerca delle figure che abbiano competenze specifiche ma al contempo che riescano a relazionarsi tra loro con profitto. Se ti è possibile lavora con almeno due soggetti (complementari) in modo da non avere un prodotto incompleto. È ovvio che una sola persona-figura non può curare tutto. Ad esempio se mi servisse un chatbot cercherei dei copy specializzati e programmatori capaci. Stesso discorso vale per la creazione di un configuratore, coinvolgerei oltre all’ufficio tecnico un freelance con competenze in animazione e un buon programmatore.
Altro suggerimento chiediti come automatizzare alcune procedure e cerca lo strumento più efficace per farlo. Non accontentarti di soluzioni preconfezionare ma coinvolgi i tuoi collaboratori e progetta il modo più adatto. Nella smart factory non basta usare la tecnologia, bisogna re-immaginarla.
Adotta un nuovo set di regole. La parola chiave deve essere semplificazione. Non pensare serva una fortuna, a volte con poco è possibile ottenere grandi benefici.
Oggi ci sono dozzine di forum che parlano di smart factory ma c’è una cosa che non troverai… Una smart factory è tale solo se gestita con un atteggiamento aperto e improntato all’apprendimento.