UI è in continua trasformazione, si adatta, assimila stimoli culturali e tecnologici e li restituisce in nuove forme. Negli ultimi anni l’interfaccia utente non è più solo uno spazio funzionale: è diventata parte dell’identità del brand, uno strumento narrativo e relazionale. In questo articolo esploriamo alcune delle tendenze per chi progetta, sviluppa o semplicemente ama ciò che sta dietro a un’interazione ben pensata.
1. Minimalismo evoluto: asimmetria e uso strategico del colore
Il minimalismo non è morto, è solo cresciuto. Le interfacce “pulite” si arricchiscono oggi di asimmetrie deliberate, griglie flessibili e palette cromatiche mirate. Il bianco non è più neutro, ma un campo espressivo in cui il colore diventa accento narrativo o guida visiva.
Le UI odierne sfruttano il minimalismo non solo per “fare ordine”, ma per aumentare l’intenzionalità del design: ogni spazio vuoto parla, ogni colore ha un ruolo.
Gli utenti non cercano solo semplicità, ma chiarezza e significato. L’essenziale non è ciò che manca, ma ciò che resta.
2. Morfismi in evoluzione: Glass, Skeuo e Clay
Il 2024 è stato l’anno in cui i morfismi sono tornati sotto nuova luce. Questi stili, se ben dosati, umanizzano l’interfaccia, la rendono più tangibile e ingaggiante. Ma occhio all’effetto nostalgia fuori contesto.
- Il Glassmorphism, con i suoi effetti di trasparenza, sfocature e layer fluttuanti, è stato protagonista in dashboard, app di produttività e fintech. Vista la recente presentazione di Apple sarà necessario approfondire i temi legati a trasparenze e rifrazioni nella UI in un apposito articolo.
- Il Skeuomorphism, dopo anni di assenza, è rientrato in punta di piedi con icone che recuperano texture e dettagli fisici, senza perdere modernità.
- Il Claymorphism, infine, con le sue forme plastiche, colori pastello e morbidezze 3D, ha trovato terreno fertile in prodotti per l’infanzia, wellness e interfacce educative.
3. Design “Bento Box”: chiarezza e personalizzazione
Ispirato all’organizzazione dei pranzi giapponesi, il Bento UI Design propone layout modulari, sezionati, altamente adattabili e personalizzabili.
È una risposta all’esigenza di maggiore flessibilità nei contenuti e alla moltiplicazione dei device e dei punti di accesso.
Ogni “box” può ospitare un contenuto diverso, aggiornarsi in tempo reale, cambiare priorità a seconda dell’utente o del momento della giornata.
Questo approccio è particolarmente efficace per dashboard, profili utente e app B2B, dove la quantità di dati da gestire è alta, ma l’interfaccia deve restare leggibile.
4. Design sostenibile e Dark Mode intelligente
La sostenibilità digitale entra finalmente nel lessico del design. Parliamo di:
- Design energeticamente efficiente, che riduce il consumo di batteria e CPU (fondamentale per mobile e wearable);
- Dark Mode non solo come opzione estetica, ma come strumento per migliorare comfort visivo e durata dei dispositivi;
- Ottimizzazione del codice e delle risorse, con immagini più leggere, SVG dinamici, e animazioni più consapevoli.
Un buon design oggi è anche quello che impatta meno sull’ambiente e che si adatta con eleganza al contesto d’uso (giorno e notte).
5. Accessibilità: dal margine al centro
Una delle rivoluzioni più silenziose ma fondamentali riguarda l’accessibilità. Non è più un’opzione da attivare a posteriori, ma un principio strategico alla base del progetto. Le nuove linee guida (WCAG 2.2) spingono su:
- Contrasto ottimale, scalabilità del testo, interfacce navigabili da tastiera;
- Personalizzazione dei contenuti per adattarsi a diverse abilità cognitive o visive.
L’inclusione non è un favore: è un ampliamento del pubblico, un miglioramento della qualità e una leva di innovazione. Progettare per tutti migliora l’esperienza per ciascuno.
Le tendenze che abbiamo esplorato disegnano un paesaggio fatto di contrasti e sinergie: da un lato, tecnologie sempre più potenti—AI generativa, morfismi raffinati, design sostenibile—e dall’altro, valori immutabili come empatia, inclusione e chiarezza.
Nel prossimo futuro, il vero valore del design risiederà nella nostra capacità di integrare queste forze opposte in modo armonico. Una Dark Mode intelligente non sarà solo un vezzo estetico, ma un gesto di rispetto verso la batteria dei dispositivi e gli occhi degli utenti. Un layout Bento Box non sarà solo un insieme di riquadri, ma un’esperienza modulare che si adatta alle priorità quotidiane di ciascuno. E l’accessibilità non sarà più relegata a un flag da spuntare, bensì la colonna portante di ogni scelta progettuale: perché un prodotto davvero inclusivo amplifica la soddisfazione di tutti, non solo di una nicchia.
Questa evoluzione richiede una mentalità ibrida: serve competenza tecnica per padroneggiare nuovi strumenti, e al tempo stesso un radicamento umano per non perdere mai di vista le persone che utilizzeranno quelle interfacce. Il design del 2025, quindi, sarà tanto una questione di algoritmo quanto di ascolto, tanto di dati quanto di emozioni.
Per i designer, questa sfida si traduce in un invito a diventare catalizzatori di cambiamento: a sperimentare senza timore, a mettere in campo pensiero critico e sensibilità, a considerare ogni interfaccia come un’occasione di relazione.
Se guardiamo avanti con questa duplice lente—tecnologica ed empatica—il risultato non sarà solo un’esperienza funzionale o un’interfaccia bella da vedere, ma un ecosistema digitale che risponde davvero ai bisogni umani, oggi e domani.
Il futuro del UI non è scritto: lo stiamo scrivendo in ogni click, in ogni scroll, in ogni scelta di colore. Che tu stia disegnando un’app, ripensando un sito o definendo un nuovo standard di accessibilità, ricorda: la vera innovazione nasce dove la tecnologia incontra l’umanità.
Se ti va di continuare questa conversazione, approfondire qualche trend o semplicemente condividere idee, siamo qui. Il design evolve insieme a chi lo crea e lo utilizza: unisciti a noi in questo viaggio!