Tornati dalle vacanze pasquali continuano le celebrazioni, quarantacinque anni fa nasceva il telefono cellulare. Era il 3 aprile del 1973 quando Martin Cooper, allora impiegato come ingegnere presso Motorola fece la prima telefonata. Cooper pensò bene di contattare per primo Joel S. Engel, rivale nella realizzazione del medesimo dispositivo. Un gesto simbolico non privo di humor.
Personaggio visionario è considerato da tutti il padre della telefonia mobile. Durante i ventinove anni passati in Motorola Cooper ha contribuito a coordinare team dedicati allo sviluppo dei cristalli di quarzo, degli oscillatori, dei display a cristalli liquidi, dei componenti piezo-elettrici e di varie novità connesse al mondo della comunicazione mobile. Anche dopo aver abbandonato Motorola con la moglie ha continuato ad occuparsi di tecnologie applicate al mondo della telefonia.
All’epoca esistevano già dei telefoni installati su automobili, di fatto mobili ma comunque legati al veicolo. Il cambiamento è avvenuto liberando il dispositivo dai vincoli di tipo fisico.
L’idea di slegare il numero dallo luogo e legarlo alla persona è giunto osservando gli episodi di Star Trek. I comunicatori presenti nella serie possedevano diverse caratteristiche interessanti: erano portatili, personali, dall’ingombro ridotto e di semplice utilizzo. Ci sono voluti circa due decenni ma la realtà ha raggiunto la fantascienza. La comparsa dello StarTac (nome tutt’altro che casuale) nel 1997 fu la logica conseguenza dell’adeguamento tecnologico.
Negli anni sono aumentate le funzioni, sono comparse le fotocamere, schermi a colori, la compatibilità con gli mp3 ec. Sostanzialmente fino al 2007 c’è stato un incremento graduale di funzioni, ma il 29 giugno di quell’anno tutto cambiò con la nascita di un nuovo archetipo. Il telefono cellulare si è trasformato nello smartphone. Il primo iPhone possedeva un’architettura fino a qual momento inedita. Non credo ci sia bisogno di ripetere per l’ennesima volta cosa comportò, come si dice in questi casi il resto è storia.
Oggi ci ritroviamo in una circostanza simile al 2006, gli smartphone ormai sono il modello di riferimento e siamo tutti curiosi di sapere quale sarà il prossimo balzo e ad opera di chi. Ormai le funzioni non si contano più e il mercato delle app è esploso. Cosa ci aspetterà nel futuro?
Cooper pronostica un avvenire carico di possibilità, i nostri dispositivi sono già una collezione di informazioni: gusti, passioni, idee, luoghi, amicizie, lavoro ec. Il prossimo passo è legato alla sfera della salute. I dispositivi mezzi di contatto diverranno strumenti di monitoraggio.
La possibilità di prevenire l’insorgere di malattie e la riduzione di farmaci mi sembra una buona ragione per cedere la nostra privacy, peraltro già in via di estinzione per molto meno. Con l’età della popolazione in aumento sarebbe una miglioria notevole.
Un domani la nostra identità digitale, fiscale e lavorativa potrebbe passare attraverso dispositivi nati dal caro e vecchio telefono.
Se dovessi fare un ulteriore passo in avanti e mi auguro di sbagliare il telefono potrebbe sostituire l’uomo… Non è raro vedere persone che si isolano in luoghi pubblici (anche accompagnati). Stiamo acquisendo una dipendenza, subdola, vogliamo poter parlare con chiunque di qualunque cosa in qualunque momento (di cosa non è dato sapere).
In futuro le informazioni disponibili (sul possessore) unite alla capacità di imparare e adeguarsi potrebbe portare alla creazione di un supporto per intelligenze artificiali personali. Una Siri o Cortana senziente sempre pronta a consigliare, intrattenere e rassicurare. Le amicizie “reali” perderebbero mordente a favore di una rete di contatti selezionati in base a interessi secondo algoritmi. Probabilmente anche le dinamiche affettive potrebbero seguire le stesse logiche come nell’episodio – Hang the DJ – di Black Mirror (serie tv distopica).
Come sempre la tecnologia resta uno strumento potente in grado di plasmare l’avvenire in maniera neutra. Sarà compito nostro capire come indirizzarla. In ogni caso l’innovazione ci prenderà per mano e ci condurrà verso un futuro che ancora non siamo in grado di immaginare ma che sono certo non smetterà di sorprenderci.