Linguaggi formali: forme soft e hard

Nello scorso articolo abbiamo iniziato a tratteggiare gli elementi che stanno alla base del prodotto: forma e struttura. Oggi ci soffermeremo sui caratteri dominanti che possono assumere. Per il momento ci limiteremo alle caratteristiche più facilmente identificabili senza addentrarci nelle innumerevoli sfumature e virtuosismi del caso.

Se vi chiedessi che differenza intercorre tra una Fiat 500 e un Hummer H1, la prima risposta sarebbe provocatoriamente il prezzo (al di la delle dimensioni) seguita da: la 500 è tondeggiante mentre H1 è rigido e squadrato.

Ripercorrendo brevemente la genesi della 500 ricordiamo che nacque nel secondo dopoguerra dalle ceneri della “Topolino”. La ricerca dell’auto minima perfetta iniziò difatti con la Balilla prima e la Topolino seguendo il sogno della motorizzazione di massa di matrice fascista. Il processo è durato circa un ventennio, ma in questo lasso temporale le soluzioni ingegneristiche hanno permesso la nascita di un mezzo di trasporto pratico, economico e per tutti.

Dante Giocosa capo dell’ufficio tecnico in Fiat, resosi conto dell’importanza del progetto si occupò personalmente della carrozzeria. Le linee rastremate e tondeggianti furono tutt’altro che un vezzo stilistico ma il frutto di un rigoroso lavoro di sottrazione per limitare al massimo la superficie di lamiera.

Giacosa segnò un’importante tappa nella strada verso una nuova genuinità espressiva della tecnica. Tale descrizione fu formulata nel 1959 per l’assegnazione del Compasso d’oro, uno tra i tanti riconoscimenti derivati dalla progettazione della 500.

Ben diversa è invece l’origine dell’Hummer H1, dalla richiesta dell’attore ed ex governatore Arnold Schwarzenegger di avere una versione civile dell’Humvee: il mezzo di trasporto dell’esercito americano (in uso dal 1989).

Come mezzo militare è concepito per superare test sul campo durissimi: dall’esposizione a temperature estreme al guado di percorsi d’acqua, dal lancio da aerei, a prove di trazione su qualunque tipo di terreno noto alle forze armate statunitensi. Il basso baricentro unito alla larghezza conferisce una stabilità eccezionale, tali caratteristiche garantiscono inoltre un’ottima protezione ai passeggeri e alle componenti vulnerabili del veicolo. L’H1 naturalmente non ricalca le soluzioni ingegneristiche estreme ma ne condivide comunque molti aspetti.

Storie differenti per due mezzi di trasporto agli antipodi, tornando al tema principale potremmo dire che la 500 è stata disegnata preferendo linee morbide e raggiature generose, così come gli elementi che la compongono: dai fari al paraurti frontale in tubolare d’acciaio. La silhouette laterale compatta acuisce l’effetto, non a caso in passato è stata soprannominata ovetto. Per convenienza definiremo la 500 una forma soft (tenete a mente questa definizione).

Viceversa H1 è composto da pannellature piane accostate tra loro. La connessione tra cofano e parabrezza va a formare uno spigolo mentre gli spazi delimitati dai cristalli laterali sono trapezi leggermente rastremati. Il volume dell’abitacolo è un parallelepipedo ed un secondo più piccolo per il blocco motore. La forma del modello H1 la definiremo hard per la rigidità delle parti.

Volumi caratterizzati da linee flessuose o seghettate sono il primo passo per iniziare a comprendere le soluzioni progettuali e semiotiche.

Iniziate a esercitarvi classificando gli oggetti che vedete tra forme soft e hard, nel prossimo articolo faremo un ulteriore nel mondo dei linguaggi formali.