Elementi base della grafica

Elementi base della grafica

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    Gli Elementi Base della Grafica

    Cos’è la grafica? Cosa fa un Grafico

    Il termine grafica indica genericamente il prodotto della progettazione orientata alla comunicazione visiva. La comunicazione visiva è la trasmissione di un messaggio tramite un’immagine.

    Allo stesso tempo un Grafico o “Graphic Designer” aiuta le persone a capire meglio le cose utilizzando lettere, immagini e colori.

    Il buon graphic designer è un progettista, è un professionista che identifica un problema e cerca di risolverlo, è colui che trova un modo per far comunicare un determinato messaggio nel modo migliore possibile.

    Aiutare a capire meglio le cose utilizzando lettere, immagini e colori.

    I 3 “ingredienti”

    I 3 ingredienti per un buon design sono: le lettere, le immagini e i colori.

    La parola “lettere” al suo interno racchiude tutto il mondo della tipografia. La conoscenza, la scelta e l’abbinamento dei caratteri tipografici e  dei font, l’impaginazione e la corretta gestione di testi e spazi.

    Le immagini sono la manipolazione e la creazione di forme e segni tramite disegno, tramite stampa, tramite computer e moltissime altre cose. Possono essere illustrazioni, disegni, dipinti, grafiche 3d elementi vettoriali o fotografie.

    I colori sono in grado di evocare emozioni e sentimenti nelle persone e possono quindi essere utilizzati come un ottimo mezzo di comunicazione, sfruttando al meglio i rispettivi significati e usandoli in modo adeguato.

    Quindi cosa fa e non fa un bravo grafico?

    1. Non usa il font che ritiene “più bello”. Sceglie quello più funzionale al progetto a cui sta lavorando.
    2. Non inserisce una fotografia perché “ci sta bene”. La utilizza se vuole trasmettere un determinato messaggio o significato.
    3. Non usa un colore “perchè gli piace”. Crea abbinamenti che valorizzino i messaggi da trasmettere.

    Le Lettere

    Cos’è la Tipografia?

    esempio-lettere

    La tipografia è un elemento essenziale del progetto sia quando è messa in evidenza sia quando rimane sullo sfondo. L’utilizzo di lettere e simboli dell’alfabeto per trasmettere un messaggio scritto o grafico.

    Può essere usata:

    Il carattere tipografico

    I caratteri sono, nella grafica, nella tipografia e nell’editoria, come i mattoni nell’architettura o numeri nella matematica. Il carattere è una lettera, un segno di interpunzione o un simbolo.

    Quindi, ad esempio, la lettera “A” è un carattere.

    Allo stesso tempo un glifo (o simbolo) corrisponde a una forma specifica di un carattere. Ad esempio a volte la lettera A è disponibile in varie forme. A, a, a, a, sono glifi dello stesso carattere “A”. L’insieme di tutti i caratteri e glifi dell’alfabeto progettati secondo la stessa coerenza visiva e di significato, prende il nome di carattere tipografico.

    Il font invece è il file, è il mezzo che permette di applicare un carattere. Per spiegarlo si può fare il paragone con la musica: se un carattere tipografico è una canzone, il font è il file .mp3 che ci permette di ascoltarla. È sbagliato quindi dire “Senti che ritornello questo mp3!”, mentre è assai più corretto dire “Senti che ritornello questa canzone!”.

    Traduzione di questi termini italiano – inglese:

    Carattere
    Character

    Glifo
    Glyph

    Carattere Tipografico
    Typeface

    Font
    Font

    Gli elementi di un carattere tipografico

    I caratteri tipografici non sono tutti uguali, anzi, sono diversissimi Ognuno è composto in modo diverso, ha diverse caratteristiche, ha diverse dimensioni, ha diverse forme ed esprime diverse sensazioni.

    Ci sono tanti caratteri diversi perché appartengono ad epoche diverse, nelle quali si avevano diverse necessità stilistiche e diverse possibilità tecnologiche.

    Un carattere tipografico non è composto da lettere disposte a casaccio sulla pagina ma da griglie e strutture visive che permettono la lettura agevole del testo scritto.

    L’occhio medio, ovvero la x-height (altezza della x in inglese) è l’altezza delle lettere minuscole, l’occhio è l’altezza delle lettere maiuscole comprendente anche le minuscole con aste discendenti e infine il corpo è l’altezza delle maiuscole comprendente anche accenti e caratteri speciali.

    Serif e san-serif
    Serif e san-serif

    I tipi di carattere si dividono a loro volta in due macro-categorie, i serif e sans serif due termini francesi che significano “con grazie” e “senza grazie”. La differenza sostanziale tra queste due categorie di font è l’utilizzo o meno delle “grazie”, ovvero quei piccoli prolungamenti alle estremità delle aste, che derivano dalla scrittura calligrafica manuale.

    I “Serif”

    Solitamente, i caratteri di tipo “Serif”, si dividono in 4 categorie storiche:

    Old Style

    Gli Old Style sono la prima categoria di caratteri serif, procedendo in ordine storico. Questa categoria è a sua volta divisa tra i Veneziani o Umanisti (come il Centaur) e i Garald o Romani antichi (come il Garamond). Hanno un altezza dell’occhio del font relativamente piccola (la x-height inglese), un basso contrasto tra linee spesse e sottili, aste trasversali inclinate nella “e” minuscola e un “colore” molto scuro, inteso come l’effetto generato dalla densità di inchiostro stampato su una pagina.

    Transizionali

    I Transizionali, dei quali il capostipite è stato il Baskerville nel 1757, è una categoria che raggruppa font recenti come il Times New Roman, il Cheltenham e il Georgia. I font Transizionali cercarono di allontanarsi dalla scrittura manuale dando maggior precisione ai segni grafici.

    I Transizionali hanno forme più geometriche, un contrasto maggiore tra aste verticali e orizzontali, grazie più appiattite e un allineamento più verticale negli occhielli delle lettere.

    Bodoniani

    Successivamente, tra fine ‘700 ed inizio ‘800, arrivarono i “Bodoni” (che prendono nome dall’omonimo font). In inglese e francese vengono detti anche Didoniani (dal font Didot) e un po’ dappertutto sono chiamati anche Romani moderni. Proseguono nella ricerca di geometricità iniziata dai font transizionali. Hanno un passaggio molto marcato tra aste verticali e orizzontali e possiedono grazie molto fini e sottili che formano angoli retti con le aste.

    Slab Serif o Egiziani

    Sono stati definiti Egiziani per un motivo piuttosto stupido: all’epoca in cui apparvero (i primi decenni dell’800) l’antico Egitto era parecchio di moda. Si sono diffusi grazie alle crescenti necessità creative della pubblicità.

    Sono caratterizzati da un utilizzo estremo del contrasto e dall’utilizzo di grazie perpendicolari e molto sottili, ovvero caratteristiche volte solamente a catturare l’attenzione e non a garantire leggibilità.

    I “San-Serif”

    La cosa più importante da dire è che non sono sempre esistiti fin dagli inizi della storia della tipografia.

    I sans serif, in italiano detti caratteri a bastoni o lineari, nascono infatti in Inghilterra durante l’Ottocento. Nacquero proprio parallelamente ai font Egiziani e inizialmente vennero usati con gli stessi scopi: pubblicità e industria.

    Grotteschi

    Vengono creati tra il Diciannovesimo secolo e i primi due decenni del Ventesimo. Questi caratteri Grotteschi, sono caratterizzati da alcune peculiarità come l’asse verticale delle lettere, la forma tendenzialmente squadrata delle curve e lo scarso (ma presente) contrasto visivo.

    Alcuni font Grotteschi possono essere considerati l’Akzidenz Grotesk (1896), il Franklin Gothic (1903), il Johnston Sans (1916, quello della metropolitana di Londra) e il Gill Sans (1926).

    Neo Grotteschi

    Hanno le stesse caratteristiche dei font grotteschi di fine ‘800 ma sono sviluppati a partire dal Secondo Dopoguerra.

    Si distinguono dai classici Grotteschi per alcuni dettagli come una maggior geometricità, una g minuscola senza l’occhiello inferiore e la presenza di numerose varianti di peso, strutturate all’interno di una famiglia di font. Gli esempi più famosi sono l’Univers e l’Helvetica (entrambi degli anni ’50 e svizzeri).

    Geometrici

    In quegli stessi anni (anni ’20 e ’30 del Novecento), assieme a quei caratteri sans serif “Neo tradizionalisti”, nascono anche i “Geometrici”. Tra tutti i caratteri geometrici, non si può non citare il più famoso, quello che, ancora oggi, è tra i caratteri più amati: il Futura, del tedesco Paul Renner.

    Il Futura viene creato nel 1928 ed è il capostipite dei caratteri sans serif geometrici in quanto è basato sulle tre forme geometriche di base: il cerchio, il quadrato e il triangolo.

    Atri stili

    Display e Script
    Display e Script

    Tra gli altri stili oltre al serif e al san-serif si possono menzionare:

    Script o Handwriting

    Si tratta di caratteri che sostanzialmente simulano la calligrafia e la scrittura manuale, in vari modalità diverse. Sono generalmente poco leggibili e da usare solo in casi davvero particolari.

    Gotici o Blackletter

    La stampa a caratteri mobili fu inventata in Germania da Johannes Gutenberg e, infatti, le prime lettere stampate sulla Bibbia di Gutenberg erano le “Blackletter” ovvero quelle di stile Gotico.

    i caratteri gotici non vengono più usati da nessuna parte, se non per casi particolari o per decorazioni. Un uso che tuttavia è rimasto è quello dell’utilizzo di caratteri gotici per le testate e i loghi dei quotidiani.

    Fantasia o Originali

    Molti altri caratteri vengono raggruppati generalmente nel gruppone Fantasia o Originali. Una categoria che raduna tutti quei font in cui ci sono caratteri che ricordano particolari oggetti, come ad esempio il font usato per i libri e i film di Harry Potter in cui le lettere ricordano le saette. Ovviamente non sono adatti ad essere usati nei testi ma solo per titoli e in casi particolari.

    Monospaced
    Monospaced

    Monospace

    I font monospaced presentano lettere spaziate tutte alla stessa distanza e sono i caratteri delle macchine da scrivere, quelli utilizzati dalle prime stampanti per computer, e benché il loro utilizzo sia stato in molti casi sostituito con altre tipologie di caratteri, sono generalmente considerati i più leggibili dall’occhio umano, nonché i più distinguibili per quanto riguarda il riconoscimento ottico dei caratteri.

    Varianti di un font

    Peso dei font
    Peso dei font

    Generalmente, i file dei font sono raggruppati in famiglie di font, dove ci sono delle varianti del carattere tipografico originario.

    Le varianti principali sono queste:

    Peso

    Varianti di peso (cioè lo spessore del carattere) che possono andare da quelle più sottili (Light, Thin, Extra-Light, ecc) a quelle più spesse (Bold, Black, Extra-Bold, Ultra, ecc) Le versioni “normali”, generalmente chiamate Roman o Regular.

    Il corsivo e obliquo

    Il corsivo, o italic, che è progettato con scelte ottiche ed estetiche diverse (non è semplicemente un font Regular inclinato). Anche i font corsivi hanno le loro varianti di peso (Bold Italic, Light Italic, ecc). L’obliquo, o oblique, è invece la variante inclinata, senza alcuna modifica estetica e funzionale, del font normale.

    Le versioni compresse (Compresso o Esteso)

    Le versioni compresse (Condensed) e allargate (Extended). Anche qui, non si tratta di un semplice font normale “stretchato” ma proprio di un diverso font, progettato perché sia più largo o più stretto.